LA CORNICE PROGRAMMATICA
Guardare al futuro sotto le luci appannate dalla crisi rischia di rendere difficile valutare con lungimiranza la necessità di produrre i cambiamenti di qualità che si rendono più che mai necessari.
La risposta data dai Paesi occidentali ad una crisi innescata dal sistema della finanza internazionale nasconde più di un paradosso e contiene una grande ingiustizia: mentre ci si è affannati a puntellare e rimettere in piedi un sistema che ha rivelato crepe e distorsioni pericolose si fa pagare il costo del risanamento alle politiche di welfare e di sostegno a quella parte di cittadini che lavora e produce.
In Italia, dove la risposta del governo Berlusconi si è tradotta in un taglio rozzo della spesa pubblica e nell’azzeramento degli investimenti sul futuro (scuola, università e ricerca in primo luogo), la situazione è ancora più paradossale.
Il governo britannico ha annunciato un programma di drastica riduzione della spesa pubblica: il taglio previsto è del 20% medio sui bilanci dei ministeri (ad eccezione di Sanità e Scuola) e del 7% su quello degli Enti locali.
La Germania che sta trainando quel poco di sviluppo che caratterizza oggi l’Europa a 27 ha fatto degli investimenti sulla ricerca e del sostegno ai consumi la cifra della propria politica economica.
Mentre da noi si dismette il futuro, si parla a vuoto di federalismo che viene nei fatti usato come uno straccetto verde da agitare per ammansire la Lega e si creano le condizioni per rendere impossibile la vita agli Enti locali e ai cittadini che debbono fare i conti con l’aumento della fiscalità locale e l’impossibilità di garantire servizi e prestazioni sociali.
E va anche detto che in mezzo alle opposte retoriche nordiste e sudiste la realtà dei fatti è che l’area dove tiene maggiormente l’economia e si manifesta uno spiraglio di sviluppo è proprio rappresentato dal Centro Italia.
“L’Emilia Romagna, la Toscana e il Lazio dovrebbero rispondere un po’ meglio delle altre regioni in termini di intensità della ripresa…” (Rapporto Ufficio Studi Confcommercio 2010).
L’Emilia Romagna marcia meglio non per intercessione divina ma perché coesione sociale, diffusione di una PMI vivace e dinamica, un welfare locale solido e una lunga tradizione di buona amministrazione ci consentono di affrontare con più forza l’affanno del tempo che viviamo.
Ed è in questo spazio che dobbiamo mettere in campo una ipotesi forte di sviluppo che consenta a Rimini di uscire a testa alta dalla crisi.
La vicenda contemporanea ci insegna che la via maestra per dare futuro ai cittadini è illuminata da: investimenti in ricerca e formazione, sostegno ai consumi delle famiglie e dei soggetti sociali più deboli ed esposti, riduzione di diseguaglianze che fanno dell’Italia un Paese ingiusto ed ingessato in privilegi e impossibilità di fare valere il merito.
Il Comune che vogliamo non può certo risolvere storture strutturali che derivano da una lunga storia nazionale e dalla pochezza del Governo Berlusconi ma deve e può muoversi nell’ambito proprio di una politica di pari opportunità che riguarda generi, età e classi sociali.
Questo significa scegliere i propri rappresentanti in tutte le sedi promuovendo le competenze a discapito delle amicizie, ridisegnare il welfare locale (dissanguato dai tagli brutali del governo) tenendo insieme il principio della sua universalità e la capacità di dare a chi per davvero ha bisogno (e talora rischia di rimanere escluso per assenza di informazioni o deficit culturale), dare valore alla scuola che rappresenta nei fatti il primo luogo dove affermare una cultura del merito e delle pari opportunità.
La Rimini che vogliamo fare emergere è la Rimini migliore.
Quella che fa il proprio dovere, che si assume le proprie responsabilità, che vive la propria identità non come ancoraggio nostalgico al passato ma come risorsa materiale e ideale per disegnare il proprio futuro.
Chi ha un’identità non ha paura di perderla nel confronto con gli altri, non ha paura di guardare al mondo e di integrarsi e riconoscere culture diverse dei molti nuovi cittadini che qui abitano, vivono e lavorano.
Un’identità che ha nella capacità di unire rischio e responsabilità sociale uno dei propri cardini.
Doti che ci hanno permesso di dare vita ad una cultura dell’ospitalità riconosciuta a livello internazionale e di affermare un’economia, ma anche una dimensione sociale, caratterizzata da una imprenditorialità diffusa.
Quella capacità di fare impresa che la crisi ha messo alla frusta (talora anche i maniera dolorosa, distruggendo lavoro e serenità) ma che non ha piegato un tessuto sociale reattivo impegnato a resistere e a rilanciare.
Questa ricchezza sociale deve potere trovare un Ente locale che la propria parte: promuovendo qualità urbana e sicurezza, facilitando il movimento di persone, informazioni e merci, avviando una necessaria rivoluzione amministrativa e culturale per semplificare procedure burocratiche che oggi pesano in maniera irragionevole sull’economia reale.
Abitiamo una città dove insieme alle insegne degli alberghi e alle luci dei luoghi di intrattenimento vive una rete diffusa e davvero preziosa di associazioni di volontariato che fanno della solidarietà una pratica quotidiana.
Governare Rimini significa riconoscere, sostenere e non ostacolare questa meravigliosa libertà d’iniziativa che riguarda l’economia come il sociale, la vita delle singole persone come quella delle loro associazioni.
“L’aria della città rende liberi” recitava un celebre motto medievale.
In questo caso ci limitiamo a dire che Rimini può esistere e avere un futuro solo se l’aria di libertà continua a convivere, nel solco di una lunga storia locale, con la responsabilità individuale e la capacità di mantenere quella grande risorsa che si chiama coesione sociale.
Ma un’aria più leggera e più pulita la vogliamo anche in senso proprio.
La “green economy” rischia di rimanere nei documenti programmatici e di trasformarsi in pura poesia se non si agevola una trasformazione radicale che muova dall’ambito dell’energia a quello della riduzione dei rifiuti da smaltire, dall’uso del territorio all’affermazione di stili di vita dove sia piacevole potere iniziare a pensare di utilizzare in maniera molto minore il mezzo di trasporto privato.
1. RIMINI E LA SUA IDENTITA’: IL PUNTO DI (RI)PARTENZA PER IL FUTURO PROSSIMO
Identità è concetto abusato e spesso confuso con un richiamo nostalgico o conservatore al passato. Un falso movimento, visto che nell’accezione più alta identità è l’inconfondibile impronta genetica di un luogo e di una popolazione che apre le porte del presente e del futuro. Rimini non ha mai riflettuto compiutamente sulla sua identità, via via preferendo un’adesione superficiale a periodi della storia con la pretesa che ne rappresentassero l’insieme contemporaneo. Le indicazioni provenienti del Piano Strategico, gli elementi frequenti del dibattito cittadino, le sollecitazioni che vengono dai settori più innovativi della società, sono legati dallo stesso filo rosso: il bisogno sentimentale, politico e amministrativo di una riappropriazione intellettuale e antropologica del luogo Rimini, inteso come somma moderna e omogenea delle tante sue parti temporali, sociali, culturali. Il punto di partenza di qualsiasi proposta programmatica non può essere che questo: identità. Virare cioè ogni azione, ogni iniziativa, ogni progetto, ogni confronto- piccolo o grande che sia- tenendo ben saldo l’approdo finale: la complessità non frammentabile di Rimini, città in cui le eccellenze, le potenzialità, le contraddizioni, i risultati centrati, la storia, i personaggi, l’immagine, gli errori formano un tutt’uno straordinariamente dinamico. Ogni intervento nei prossimi cinque anni non potrà non tenere conto di questo caposaldo fortemente orientato verso la dimensione europea e basilare affinché ogni riminese torni a riappropriarsi di Rimini con la mente e con il cuore, antidoto peraltro alla progressiva disaffezione del cittadino verso la cosa e l’impegno pubblici.
Il restauro e la riqualificazione moderna della Domus del Chirurgo in piazza Ferrari rappresentano l’esempio concreto e tangibile di una strada che va sistematizzata, anche come metodo di lavoro: ogni intervento sia sull’hardware che sul software culturale deve contenere in sé le potenzialità che alimentino un circolo virtuoso fatto di rigore progettuale, stimolo all’innovazione imprenditoriale, riappropriazione di spazi sino a lì scarsamente frequentati e/o inaccessibili, riconoscimento della forte radice identitaria (Rimini ha un cuore antico) e dunque dello spirito di appartenenza al luogo.
- LA PIANIFICAZIONE COME STRATEGIA IDENTITARIA: DALL’IMPIANTO PROGETTUALE A UNA CONCRETA ATTUAZIONE
Il lavoro svolto sul Piano Strategico e quello ormai al traguardo del Piano strutturale rappresentano le coordinate precise di un luogo e di un dibattito che chiudono una lunga fase politico-amministrativa lunga quasi venti anni e ne aprono un’altra, fortemente sintonizzata sul concetto di economia sostenibile. E’ l’economia del territorio, risorsa da qualificare piuttosto che quantificare; è l’economia dell’ambiente e delle energie, opportunità di crescita sociale, civica ed economica; è l’economia dello sicurezza sociale, pilastro inamovibile e indispensabile di un benessere diffuso e universalmente stratificato; è l’economia dello sviluppo, nuovo patto solidale tra istituzioni, ambiente, imprenditoria, lavoratori; è l’economia della cultura, innovativo approccio che intreccia i temi della creatività, della relazione con la creatività extraterritoriale, del ripensamento degli spazi e della loro visione; è l’economia dell’educazione e dei diritti, attraverso la promozione del valore della scuola come interfaccia necessario al recupero di un’etica che veda nell’uguaglianza e nella pari opportunità i suoi fattori ineludibili.
Cinque sono gli ambiti del Piano Strategico: un nuovo rapporto con il mare; una sfida sulla mobilità; un sistema d’imprese fatto di persone e innovazione; la qualità di un territorio ricomposto e coeso; la cultura che forma e informa creando nuova immagine. L’insieme degli obiettivi richiede una nuova governance locale ispirata ai valori della sussidiarietà; Rimini si prefigge di essere una terra ‘colta e cortese’ ,‘creativa e dinamica’; offrendo di se un’immagine unitaria di una terra forte della sua identità, ma aperta alle diversità;
Altrettanto chiare le priorità su cui si va definendo il Piano strutturale comunale (Psc) e i successivi strumenti di pianificazione territoriale: il sistema della mobilità, della viabilità, della sosta, della mobilità ambientalmente rispettosa e alternativa al traffico privato; i servizi all’infanzia e alla terza e quarta età; la dotazione infrastrutturale diffusa che tenda a uno sviluppo omogeneo e equilibrato del tessuto sociale, economico, culturale, sportivo; la tutela e la valorizzazione del centro storico, dei borghi, dei ghetti storici, del paesaggio rurale e agricolo nella prospettiva di evitare il consumo di ulteriore suolo agricolo; il risanamento ambientale, la riqualificazione e l’implementazione delle aree verdi sul territorio comunale, con nuove dotazioni e parchi pubblici;la riqualificazione e il sostegno del ricco tessuto produttivo e imprenditoriale, anche attraverso la destinazione di nuove aree produttive, a centri di ricerca e servizi per le imprese.
Il dialogo, la sinergia, la stretta correlazione nelle diverse competenze e quindi la progressiva attuazione delle azioni previste devono essere assunti come impegno e agenda di lavoro per l’Amministrazione Comunale di Rimini.
Rimini ha di fronte a se una straordinaria opportunità. Si conclude un ciclo del suo sviluppo, che con luci e ombre ha saputo garantire la coesione sociale e la capacità d’attrazione della città e si apre una fase nuova, di cui, in modo partecipato e condiviso, si sono definiti visione e azioni proiettati nel medio-lungo periodo. La nuova amministrazione, interpretando le indicazioni degli strumenti di programmazione dovrà impegnarsi per dare attuazione alle azioni previste, mantenendo aperto il processo e vitale la partecipazione della comunità.
3. L’IDENTITA’ CHE NASCE DALLA CASA COMUNE: FINITO IL TEMPO DEL ‘PALAZZO’
In alcune realtà italiane si è assistita in questi anni alla progettazione e creazione di Sportelli Unici del Cittadino. L’idea innovativa non è solo una scelta inerente la logistica (il Comune di Rimini ha oggi diverse sedi dislocate sul territorio), quanto una vera e propria rivoluzione della macchina comunale che deve dimostrare di essere pronta alle nuove sfide di sviluppo del territorio. Dunque, un unico grande nuovo contenitore, in cui presentare al cittadino, in un unico front-office, oltre 250 servizi comunali. L’opera rappresenterà la nuova Casa di tutti i cittadini, una vera e propria “fabbrica dei servizi”, trasparente alla comunità, moderna, tecnologica, efficiente, organizzata come può essere un’impresa privata, attenta al cittadino-cliente, alla sua soddisfazione, alle sue esigenze.
I settori e uffici amministrativi saranno ripensati in una rigida distinzione tra uffici di front e uffici di back office. Saranno censiti tutti i procedimenti del Comune, con particolare attenzione a quelli erogabili nello Sportello del Cittadino. Il front office dovrà preoccuparsi di erogare, in qualità, i servizi comunali favorendo la presentazione di istanze formate e preliminarmente preparate nei requisiti e documenti a sostegno. I back office dovranno viceversa orientare le propria attività su standard e tempi di lavorazione adeguati alle nuove aspettative del cittadino e imprenditore moderno. Fondamentale sarà la costruzione di una nuova architettura organizzativa che conosca le specifiche condizioni del cittadino tanto da presentargli le opportunità che la città offre (livello massimo di interazione con il cittadino).
Dovranno essere rivisitati tutti i regolamenti comunali, intervenendo in un accorpamento per materia all’interno di codici unici. In questo progetto come in tutti i restanti sopra descritti si prevede la metodologia della progettazione partecipata coinvolgendo tutte le categorie produttive e portatori di interesse della città, ivi compresi i medesimi dipendenti del Comune. Tutti i cittadini – consumatori, imprenditori, professionisti, devono conoscere preventivamente: la gamma dei servizi erogati; i requisiti per l’accesso; la modulistica ufficiale; i servizi telematici; i tempi di lavorazione; le fasi del singolo procedimento; i passaggi di lavorazione e i tempi di percorrenza del procedimento. Il cittadino sarà sempre chiamato a valutare ex post, la qualità erogata dal servizio pubblico comunale potendo sempre offrire suggerimenti e orientamenti per il miglioramento.
- 4. CULTURA E IDENTITA’: INNOVARE PER ANDARE OLTRE
Il ruolo della cultura oggi nello sviluppo urbano è in realtà la metafora di una riflessione sulla politica locale e più profondamente sul ruolo della politica nello sviluppo locale. E’ importante quando si parla di Cultura riuscire a veicolare il concetto di “culture” affinchè l’identità della città e dei suoi abitanti possano essere ricercate nella contaminazione fra le differenti culture presenti nel territorio urbano. La dimensione relazionale rappresenti anche oggi la prima chiave di lettura per ripensare Rimini. La piena affermazione dell’identità locale come risorsa attraverso la costruzione di una città delle culture, del sapere, del buon vivere, dell’utilizzo intelligente del tempo. Il restauro e la riqualificazione moderna della Domus del Chirurgo in piazza Ferrari rappresentano il lampante esempio di una strada che va sistematizzata, anche come metodo di lavoro: ogni intervento sia sull’hardware che sul software culturale deve contenere in sé le potenzialità che alimentino un circolo virtuoso
Oggi serve attivare una nuovo corso per le politiche culturali a Rimini, basate su una vocazione contemporanea e europea e sulla sperimentazione, attraverso un processo capace di considerare l’idea della cultura come vero, autentico motore di crescita per la città, un’idea di cultura non solo dunque elemento di fruizione ma funzione per lo sviluppo, attivando un nuovo rapporto sperimentale tra diversi soggetti interlocutori, tra varie discipline artistiche, affinchè diventi realmente un settore strategico sul piano economico, per la riconoscibilità e per la competitività di un territorio, per un aumento della ricchezza diffusa e per la promozione della nostra regione nel suo complesso, fattore di coesione sociale ed elemento indispensabile per l’identità, la memoria, la conoscenza e la crescita individuale e sociale, per la promozione e il riconoscimento dei diritti di cittadinanza delle persone e per la qualità della vita dei cittadini. La cultura è un potentissimo fattore di sviluppo soprattutto se riusciamo realmente a renderlo un bene fruibile da tutti.
La proposta è quella di impostare, progettare e attuare azioni innovative e di rete: l’applicazione del modello di ‘distretto culturale’; l’uso degli eventi come motore di produzione culturale originale; la riqualificazione di parti e di luoghi della città su base creativa. L’ultimo aspetto è dirimente: non vuol dire solo il recupero di edifici dismessi per farne luoghi di fruizione culturale polivalente (comunque non sovrapponibili, semmai integrati) ma la sinergia con gli strumenti di pianificazione territoriale per rivitalizzare nel nome della produzione creativa ampie aree cittadine. Il caso ‘centro storico’ può essere un efficace laboratorio, prevedendo incentivi e sgravi tributari per favorire nuove imprese specializzate in economia culturale e creativa.
5. IL DIRITTO ALLE SICUREZZE SOCIALI COME SOLUZIONE ALLA CRISI E RAFFORZAMENTO DELLA PARTECIPAZIONE
Dal 2000 ad oggi il Comune di Rimini ha sostanzialmente raddoppiato le risorse investite sul versante del diritto allo stato sociale e all’istruzione. Ciò ha consentito il mantenimento di una rete sociale solida (più che raddoppiati i posti nei nidi comunali, l’assistenza alle fasce più deboli della società riminese ha raggiunto livelli eccellenti, è stato ampliato il diritto alla casa), collante di solidarietà e coesione in senso più generale. L’aggressione- finanziaria e culturale- nei confronti delle politiche sociali da parte del Governo del centrodestra, e le conseguenti, crescenti difficoltà economiche in cui versano Regioni, Province e Comuni rendono difficilmente percorribile la strada della sola crescita della spesa a carico degli Enti locali. Il mantenimento delle risorse economiche va accompagnato all’allargamento razionale della responsabilità sociale sulla base di un assunto: il welfare è il diritto inalienabile e universale di tutti i cittadini ad usufruire dei servizi loro necessari. Ciò presuppone la necessità di far sentire il cittadino parte integrante della comunità in cui vive (tema identitario). Diritti, doveri, integrazione, partecipazione sono le coordinate inalienabili di un sistema di protezione sociale che ha nella persona il suo motore e centro. E proprio dalla persona e dalla piena e libera fruizione dei luoghi in cui vive si inserisce il tema della tutela dell’ordine pubblico. Le statistiche ci consegnano un quadro sensibilmente più tranquillizzante in termini di numero di delitti denunciati rispetto alla fine degli anni Novanta ma non decresce con la stessa incidenza la percezione di sicurezza da parte di strati della popolazione.
6. DIRITTO AL LAVORO E DIRITTO DI FARE IMPRESA: RIMINI LABORATORIO DELLA NUOVA COESIONE
Sono oltre 17mila le piccole e medie imprese sul territorio comunale di Rimini. Un patrimonio di lavoro, esperienze, innovazione, eccellenza, radicamento, occupazione che non ha eguali nel Paese. Il sostegno a questo tessuto è di fatto un sostegno a un modello di sviluppo che contiene in sé una visione proto solidale, da rafforzare immettendovi elementi ulteriori di spinta all’innovazione e un incremento delle garanzie e delle tutele per i lavoratori. Va spezzato il meccanismo socialmente devastante che considera il rafforzamento delle tutele e dei diritti come aspetto che indebolisce la competitività dell’impresa. E’ vero semmai il contrario. Occorre dunque agire contemporaneamente su una duplice leva. Da una parte il supporto alle istanze della piccola e media impresa attraverso: accesso al credito più semplice per le aziende; semplificazione amministrativa e sburocratizzazione (vedi anche punto 3); supporto alle nuove imprese, soprattutto giovanili e femminili; accordi di programma per i settori in difficoltà; integrazione dei settori industriali; incentivazione dell’uso aziendale di energie rinnovabili. Dall’altra parte il potenziamento del sistema dei diritti al lavoro e ai lavoratori.
7. IL TURISMO, DAL MARE ALL’IDENTITA’
Il settore turismo deve sempre più orientarsi nei prossimi cinque anni verso la sponda dell’integrazione con altri settori industriali (commercio, manifatturiero, agricoltura) e dunque dell’eclettismo. Il Piano strategico ha messo bene in evidenza come si riparta dal mare- elemento di attrazione turistica tenuto volontariamente in secondo piano dopo lo choc collettivo seguito alla stagione della mucillagine- per arrivare al tema di una città che, abbattendo la storica barriera estate/inverno e spiaggia/centro storico, sia vivibile e pensata come luogo di riferimento dell’accoglienza in ogni suo dettaglio (dagli investimenti sulla riqualificazione del sistema fognario, di depurazione e di mobilità collettiva agli elementi più minuti di arredo urbano). Per il Sole 24 Ore Rimini è tra le località dove gli italiani più amerebbero vivere, per il New York Times Rimini è tra le 30 mete turistiche più interessanti al mondo per il suo ineguagliabile impasto di antico e moderno, di tradizione e contemporaneità.
8. RIMINI E LE RINNOVABILI
Con la sola retorica non si va molto lontano.
Mentre è già un dato di fatto che le stesse economie orientate alla sostenibilità sono più competitive di quelle “tradizionali” noi rischiamo di essere prigionieri di uno schema mentale dove si fanno affermazioni di principio che poi vengono vanificate dalle scelte concrete e dalle incertezze burocratiche. E’ stato calcolato che il solo settore residenziale su scala europea è responsabile del 40% dei consumi di energia primaria (acqua, luce, gas/gasolio).
Se ci riferiamo alla realtà della provincia di Rimini, poi, riscontriamo come l’indice dei consumi energetici sia doppio rispetto all’Italia: qualcosa come due milioni di tonnellate equivalenti di produzione in atmosfera di CO2. Il tutto in un quadro di quasi totale dipendenza dall’esterno.
In Italia, i segnali di incertezza trasmessi dal Governo (a partire dagli incentivi sulle misure di efficienza negli edifici) hanno frenato l’espansione di una dinamica virtuosa che incominciava a dare primi risultati apprezzabili.
Vi è poca chiarezza sulle norme e sui livelli istituzionali competenti, una programmazione ondivaga sugli incentivi e vi sono nodi da sciogliere ( a livello locale) sulla compatibilità dal punto di vista paesaggistico e della tutela dell’attività agricola rispetto alla localizzazione di impianti di dimensioni più significative.
Noi non siamo per tentennare.
In primo luogo riteniamo che l’adozione di stili di vita sostenibili vadano incentivati, promossi e non lasciati alla pur fondamentale buona volontà e consapevolezza dei cittadini.
Oggi è possibile saldare l’interesse individuale e quello sociale e questo spazio va praticato con decisione. Per quanto riguarda gli edifici di nuova costruzione intendiamo legare il permesso di costruzione all’attestazione/certificazione dell’immobile, precedente all’inizio dei lavori e collegata all’energia rinnovabile (1 kW per unità abitativa e 5 kW per 100 metri cubi per fabbricato industriale).
Mentre per quanto riguarda gli impianti fotovoltaici o di altro tipo, riteniamo importante favorire l’utilizzo di superfici coperte già esistenti.
Per quanto riguarda gli impianti a terra non integrati, si intende renderne possibile l’installazione solo come fattore utile a salvaguardare e rendere maggiormente competitive le aziende agricole (attraverso la stipula di un protocollo d’intesa con le associazioni del settore).
9. MOBILITA’ E QUALITA’ URBANA
Il Piano strategico ha lanciato l’utopia concreta di una città senz’auto.
L’obiettivo è quello di renderne possibile farne a meno mettendo in campo alternative valide di trasporto tali da riportare ad una più giusta dimensione relazionale le funzioni dell’abitare e del vivere città e territorio.
Difficile immaginare una sfida più distante dalla realtà.
Ancora di più se si analizza lo stato del trasporto pubblico: stretto in una morsa tra la scure dei finanziamenti del Governo e una diffusa cultura dell’automobile sempre e comunque.
Eppure grandi città europee ci stanno dimostrando che questo è possibile e, in ogni caso, è obiettivo su cui vale la pena spendere tempo, attenzione ed immaginare soluzioni innovative.
Analogamente, la Rimini luogo dell’incontro deve migliorare l’accessibilità dall’esterno.
Questo significa affermare il profilo internazionale dell’aeroporto Fellini, negoziare con Ferrovie dello Stato per rendere reale la previsione del PTCP di una stazione ad alta velocità collegata a Milano, stabilizzare i collegamenti marittimi tra le due sponde dell’Adriatico, collocare Rimini all’interno dei principali assi di mobilità programmati a livello nazionale ed europeo.
Ma migliorare la mobilità e facilitare gli spostamenti è possibile solo attraverso un riordino della struttura urbana. Una città dove sia possibile muoversi razionalmente è, prima di tutto, una “città compatta”. Una città che localizza in maniera ragionata i propri poli di eccellenza e quelli attrattori di traffico e che non disperde in maniera caotica le proprie funzioni.
Più in generale va resa possibile la pedonalizzazione del lungomare e l’alleggerimento della pressione veicolare sulla città anche attraverso lo sviluppo della “plurimodalità” resa possibile anche dalla realizzazione di una rete efficiente di parcheggi d’attestamento.
E’ in questo contesto, anche di fronte alle promesse sempre più evanescenti del Governo, che si pone il tema di riaprire la riflessione sulla TRC.
- 10. LA PARTECIPAZIONE
La città è di chi la vive.
Il tema centrale della visione per lo sviluppo del territorio riminese, come evidenzia il Piano Strategico, è la centralità della persona. E’ una scelta impegnativa e condizionante che costringe a ripensare in profondità il modo di essere della città, dando nuovo impulso alle relazioni interpersonali, ai processi partecipativi e di costruzione del bene comune. Porre al centro la persona, nella sua individualità e nei diversi ruoli sociali con cui si esprime significa scegliere la democrazia partecipativa come fondamento e metodo delle politiche e dell’azione di governo della città.
L’attiva partecipazione dei cittadini alle scelte di sviluppo e di gestione della città genera, infatti, un’energia democratica straordinaria. Ciascun cittadino con il proprio impegno, le proprie competenze, la passione, le speranze, le paure, i propri comportamenti virtuosi può contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo della città. Occorre un poderoso salto culturale: l’investimento più importante per i prossimi anni dovrà avere come finalità il rafforzamento del capitale sociale e umano della città. I processi partecipativi, tuttavia, sono complessi e richiedono una particolare cura, coerenza e metodi di lavoro innovativi. E’ inutile nascondersi che, in una società frammentata come quella contemporanea, ogni singolo cittadino tende a porre in primo piano i propri interessi particolari. In realtà più è forte la tensione verso il bene comune più le aspirazioni e i legittimi interessi individuali acquisiscono valore e senso. La partecipazione e la cittadinanza attiva si basano sull’accesso e sulla diffusione delle informazioni, sulla crescita delle competenze individuali e della comunità, sull’ascolto e la comprensione delle ragioni dell’altro, sul governo dei conflitti e su mediazioni orientate a rendere sempre prevalente il valore del bene comune.
La partecipazione, il pensiero e l’azione sussidiaria, rappresentano, quindi, il vero motore di una nuova fase sviluppo della città.
Se è necessario, pertanto, assumere la qualità e l’intensità dei processi partecipativi come tratto caratterizzante e misura della qualità dell’azione di governo, occorre anche avere il coraggio di aprire porte e finestre dei palazzi del potere civico e rinnovare in modo trasparente, coerente e costante i metodi di programmazione, attivando nuovi strumenti in grado di dare impulso e forma organizzata alla partecipazione dei cittadini. Insieme dobbiamo avere la forza e la creatività per sperimentare nella nostra città, anche attraverso l’utilizzo intelligente delle opportunità offerte dalla rete internet, nuovi modelli di democrazia partecipativa e deliberativa. Ciò riguarda le scelte di sviluppo strategico, la formazione del bilancio comunale, la rendicontazione sociale e di genere dei risultati ottenuti, la progettazione urbanistica partecipata, l’ascolto dei bisogni e delle istanze che nascono dal basso, costruendo nuove e più virtuose relazioni tra cittadini, società civile organizzata, istituzioni. L’intensità partecipativa che si è espressa nel processo di programmazione strategica rappresenta una bella pagina della vita civica della nostra Rimini, una buona prassi che può essere assunta come esempio di sussidiarietà e di democrazia dal basso. Gli stessi strumenti partecipativi messi in atto nel processo di programmazione strategica ( gruppi di lavoro, laboratori tematici e territoriali, urban center, ecc) possono rappresentare un punto di riferimento per ridisegnare gli ambiti e le modalità della partecipazione. In particolare nella seconda fase del processo di programmazione strategica si prevede di allargare la base partecipativa, coinvolgendo l’intera comunità. Il tessuto associativo riminese, protagonista, attraverso il Forum Rimini Venture, della prima fase della programmazione strategica, diviene, infatti, il soggetto promotore di un nuovo processo partecipativo, in grado di coinvolgere la comunità nel suo insieme, singoli cittadini, aggregazioni informali, agenzie formative, aggregazioni spontanee. Partiamo, dunque, dalle esperienze in corso per ridefinire un progetto di decentramento e di democrazia partecipativa che spinga ad andare oltre alla pur positiva esperienza delle circoscrizioni, che una legge nazionale superficiale e approssimativa ci costringerà a chiudere.
Buongiorno, in merito ai projects del lungomare qual’è la tua intenzione?
Il forum strategico non vuole i parcheggi sotterranei direttamente sul lungomare ma una serie di parcheggi di attestamento fuori.
Ora se cio’ è lecito e di buon senso, non si puo’ continuare a scrivere comunque delle cose irrealizzabili o che potrebbero comportare un tempo eccessivo nella sua realizzazione.
In merito a cio, quindi, qual’è la tua intenzione in relazione ai projects del lungomare perche ritengo che se la città di rimini vuole proseguire su quelle attività che io giudico strategiche e magari perseguendo quasi tutti gli obiettivi preposti dal forum strategico, debba essere il forum ad adeguarsi ai tempi del comune e non viceversa (mi sembra il processo troppo, troppo lento).