Nota di Andrea Gnassi in risposta all’articolo apparso oggi sul Corriere Romagna “Se la legalità è un optional”
“L’Italia è il paese delle burocrazie ottuse, dei tempi incerti dati alle imprese e delle certezze delle procedure che spesso non esistono. Questo vuole dire cambiare le macchine amministrative, rivoluzionare la macchina della pubblica amministrazione e creare un federalismo serio. Non c’entra niente con la legalità. Francamente non si può giustificare la distrazione sui protocolli sulla legalità affermando che essi allungano tempi e appesantiscono percorsi (?). La scelta verso la legalità è senza se e senza ma. La strada della legalità è secondo me non solo l’unica da intraprendere, ma quella più rapida perchè tutela davvero i progetti e le attività meritevoli e il tessuto economico sano. Una azienda sana può operare al meglio se sussiste la garanzia che, ad esempio, le procedure che assegnano lavori sono imperniate da criteri trasparenti. I simboli contano, il mio non sarà solo un fatto simbolico: se sarò eletto Sindaco adotterò immediatamente il protocollo sulla legalità, sulla scia della Provincia di Rimini e del Comune di Poggio Berni.
La nuova direzione di marcia, il fare interventi ma dentro un’idea strategica di città, riconvertendo ecologicamente l’economia, si alimentano solo con trasparenza, merito e cultura della legalità. Che sono un tutt’uno”.


La sicurezza e la legalità si ottiene anche mantenendo le promesse. Il governo di Maroni da una parte responsabilizza i Sindaci (vedi norme del pacchetto sicurezza) e poi non dà esecuzione ad una legge (la 125 del 2008) in cui si dà la possibilità alle Polizia municipali di collegarsi al Centro Eleborazione Nazionale dove sono registrati tutti i permessi di soggiorno, i passaporti e i veicoli rubati). Occorre che lo Stato faccia la sua parte e se vuole delegare, dia almeno gli strumenti. Alessandro F.