Augusto Randi lo guardavi dritto negli occhi e avevi già capito l’uomo.
Mi sono sempre chiesto com’è possibile trovare quella serenità, quell’equilibrio e perfino quella leggerezza (mai banale) in un uomo che ha vissuto in ruoli di grande responsabilità in anni che sono stati intensi, tumultuosi e a volte drammatici.
Operaio in fabbrica, partigiano, segretario della Camera del Lavoro, segretario della Federazione comunista riminesi in anni che hanno cambiato il mondo e l’Italia. Anni in cui Rimini ha potuto contare sulla felice eresia di uomini come Augusto per spiccare il volo dalla povertà e dalle ferite del dopoguerra verso una stagione di fatica, riscatto e sviluppo avvinghiati alla locomotiva del turismo di massa. Augusto è stato uno di quei protagonisti onesti di un Italia che ha voluto risorgere dalla devastazione della guerra e del nazifascismo. Protagonista di un Italia che ripartiva grazie alle scelte e alla direzione di marcia che città come Rimini, devastata dalla guerra, decidevano di intraprendere.
Sono stati anni che obbligavano a diventare adulti e che spesso facciamo fatica perfino a immaginare, oggi, in un tempo in cui la precarietà allunga la giovinezza e rimanda la possibilità delle scelte e di dare forma compiuta alla propria esistenza.
E provare ad immedesimarsi in quelle stagioni di passioni tumultuose, di tensioni, di decisioni lancinanti sembra quasi un lusso a chi vede scorrere le immagini del nostro tempo: un tempo in cui volgarità, pensiero corto e pochezza la fanno troppo spesso da protagonisti. Ci si poteva fidare di Augusto, si fidava anche chi aveva un orientamento politico diverso dal suo, perché l’onesta della politica che sapeva fare aveva in cambio la sola moneta del disinteresse personale e del sacrificio persino della propria vita privata.
Eppure Augusto non ti invitava mai a girare la testa verso il passato, non rivestiva mai di toni epici un passato che per Rimini è stato davvero importante. Guardava avanti, senza dare mai lezioni e con un’apertura al nuovo e alla modernità che gli veniva da dentro con naturalezza. Sempre e soprattutto in quelle situazioni da cui sembra difficile risollevarsi. Ci mancheranno Augusto il tuo sguardo gentile dolce e rigoroso. Ma resteranno le tue parole i tuoi pensieri che ci aiuteranno a far ripartire la nostra città meravigliosa in un Italia dove ci sono persino ministri e partiti che non salutano il tricolore. Ci aiuterà il tuo insegnamento in Italia che ha bisogno di futuro e può averlo ancora da città che come Rimini non sapranno inabissarsi nel rancore o nel denunciare solo problemi ma al contrario come ci dicevi prendersi la responsabilità del risolverli guardando al domani.
I tuoi incoraggiamenti anche negli ultimi mesi, i tuoi sorrisi che si mescolavano ai ragionamenti pacati, li ho sempre avvertiti come una spinta ad andare avanti. Anche per questo me le sono prese le responsabilità e adesso mi manchi, anche perché so che nei momenti difficili,che non mancheranno, non potrò contare sulla tua leggerezza e sulla tua intelligenza, sul tuo essere così moderno.
Mancherà a me, mancherà alla tua famiglia, mancherà a tutti quella tua pacca sulla spalla: che pesava tanto e valeva tanto perché veniva da una persona per bene, di cui potevi solo fidarti.