La ripartenza dell’economia e dell’occupazione ha bisogno del sostegno del credito

Le giornate del 5 e 6 maggio di Andrea Gnassi sono state caratterizzate dai temi dello sviluppo dell’impresa e del lavoro. Ieri il candidato sindaco del centrosinistra ha preso parte agli incontri con Assindustria di Rimini e con il sistema CNA della città di Rimini, mentre questa mattina ha partecipato in Piazza Cavour alla manifestazione in occasione dello sciopero generale indetto dalla CGIL.

“Mai come oggi il destino di chi intraprende e di chi lavora sono strettamente legati – commenta Gnassi – il conflitto più forte non è oggi nei luoghi di lavoro. Il dato di fondo è che, sia le imprese, sia i lavoratori, sono in un momento di forte sofferenza. Chiunque si trovi a svolgere ruoli di governo non può partire che dalla necessità di promuovere un patto per lo sviluppo che tenga insieme queste due esigenze. Ma questo patto non può vedere estraneo un altro soggetto fondamentale del nostro territorio: quello del credito. Non mi convince, anzi è da rigettare, la tesi per cui stante che il mondo del credito, in particolare quello locale, è oggi in sofferenza per aver flirtato troppo o con la finanza o con la rendita, la sua ristrutturazione la deve subire il sistema delle imprese e a cascata il mondo del lavoro. Il sistema creditizio, soprattutto quello locale, deve tornare a svolgere la funzione di sostegno alla crescita che gli è stata propria negli anni 70’ e 80’, gli anni in cui i funzionari delle banche stavano meno di fronte ai terminali di borsa o in mezzo alle visure catastali e di più nei capannoni degli artigiani e delle imprese. Deve ricordare, il mondo del credito, che quelli sono stati anche gli anni in cui esso stesso si è sviluppato e consolidato. L’attuale modo di agire nel credito, guardingo e di retroguardia, mette il piombo in tasca al sistema delle imprese con conseguente riverbero sul tessuto sociale. Se il sistema pubblico, in particolare quello regionale, si è fatto carico con gli ammortizzatori in deroga di contenere gli effetti sociali della crisi, il mondo del credito deve dare fiducia alle imprese e metterle in condizione di competere. Quando si parla di impresa e di sviluppo non si può non fare riferimento alle politiche nazionali. In primo luogo riforma del fisco, spostando il carico dal lavoro e dalla produzione verso la rendita. Così come il varo di una politica industriale che poggi sui nuovi settori strategici quali ad esempio la green economy, ricerca e brevetti”.

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