Lo stadio serve alla città, ma se sarà necessario investiremo anche soldi pubblici

In questi giorni torna alla ribalta la vicenda stadio. Non è uno scandalo, anzi; proprio la campagna elettorale può servire a chiarire posizioni su quella che, personalmente, ritengo essere sinora stata un’occasione perduta dalla città di Rimini. Vengono riproposti moduli un po’ stanchi per affrontare una questione seria e sentita dalla cittadinanza. Occorre, invece, il coraggio di porre il problema in termini del tutto nuovi.

Innanzitutto affermo che la città di Rimini ha non solo bisogno di un impianto polifunzionale, una ‘cittadella dello sport’ nell’ambito del centro urbano, ma ha altrettanta necessità di rinnovare, ammodernare, realizzare ex novo quelle strutture sportive sul territorio in grado di svolgere una funzione prima di tutto sociale e inclusiva e, in alcuni casi, persino turistica. Per raggiungere questo – che sarà senza alcun dubbio un obiettivo prioritario di mandato – non scarto a priori l’idea di un investimento e/o un contributo anche con risorse pubbliche.

Per quanto riguarda il ‘Neri’ vero e proprio, quello che ho in mente è una struttura polifunzionale, in cui oltre al campo di calcio trovino spazio altre discipline sportive e servizi per le persone e la comunità come luoghi d’incontro e spazi relazionali, palestre, centri benessere, servizi commerciali, ristorazione, da quella del territorio a quella ‘bio’, spazi per lo spettacolo dal vivo, concerti.

Ci sono città europee che hanno fatto stadi dentro ad una idea di città , cosicchè sotto le tribune trovi persino asili o ostelli e ancora sale-museo dedicate alle eccellenze sportive, in questo caso riminesi: dal basket, al baseball, alla pallamano, pugilato e volley, al frisbee, oltre che al calcio. Un luogo in città e per la città, servito da mezzi pubblici tramite una cerniera che colleghi lo stadio stesso alla nuova indispensabile piscina, altra annosa emergenza sportiva cittadina su cui prendo l’impegno di realizzare.

In tal modo lo stadio, ma meglio sarebbe dire il polo dello sport e del benessere, potrà trainare un processo diffuso di riqualificazione urbana e di caratterizzazione delle aree circostanti, aggiungendo valore economico e identità alle residenze. Dovrà essere collegato attraverso un sistema protetto di ciclabili e percorsi pedonali ai punti nevralgici della città e potrà essere raggiunto con innovativi mezzi di trasporto pubblico locale.

Bisogna rompere lo schema. Stadio sì, stadio no. Ma lo stadio tassello nevralgico dentro una filiera di progetti e azioni che vanno a riqualificare l’impiantistica sportiva in tutti i sei quartieri riminesi. Lo stadio fulcro di movimento sport, partite, relazioni a 500 metri dall’Arco a 10 metri dal mare di un nuovo quartiere urbano moderno e accessibile.

Certo la questione economica non va sottovalutata: soldi ce ne sono pochi, ma io intendo destinare  almeno 1 milione e mezzo di euro all’anno allo sviluppo di questa idea di sport. Le ricorse economiche con un pensiero moderno, possono essere generate non da motori immobiliari, magari in aree verdi lontane, ma dalla riqualificazione di un comparto urbano. E destinare non significa spendere e basta. Le ultime ricerche statunitensi dicono che 1 euro investito in attività sportiva significa risparmiarne 10 in servizi sanitari nell’arco di soli quattro anni.

In sintesi lo stadio  inserito in un contesto sportivo a tutto tondo e soprattutto in un’ Idea di Città nuova e che goda del’approvazione orgogliosa di tutti i riminesi, non solo degli appassionati di calcio.

Da riminesi è giunto il momento che ci facciamo una domanda. Crediamo davvero fino in fondo allo sport? Crediamo allo sport come fattore che aggrega e crea salute e prevenzione, attiva la domanda turistica-sportiva delle 700.000 associazioni del settore del centro nord Europa? Dobbiamo far dire sì non solo agli appassionati, agli sportivi, ai tifosi, ma alla popolazione riminese tutta.

Se diventerò Sindaco, io metterò a disposizione tutte le mie energie senza risparmio e se ciascuno si renderà parte attiva nel promuovere con passione questa idea unitaria, ripensare l’area dal vecchio Flaminio a via Roma come si ristrutturerebbe  un pezzo del salotto di casa propria, si rinnoverà non solo lo stadio ma la città.

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2 risposte a Lo stadio serve alla città, ma se sarà necessario investiremo anche soldi pubblici

  1. Claudio scrive:

    Anche quando la squadra era stata appena promossa dalla C2 alla C1 (e si parla del mese di giugno del 2003) la Giunta RAVAIOLI, con l’Assessore allo sport in testa, Donatella TURCI aveva promesso lo STADIO NUOVO…. E’ così dal 1935-36, da quando venne costruito per volere di BENITO MUSSOLINI con la supervisione dell’Architetto MAIOLI di RIMINI. Ed io adesso ci devo credere ? Ma valà… staremo vedere se è vero… Vorrei sbagliarmi… ma sarà vero ? Claudio… un tuo quasi coetaneo che ha visto perdere al RIMINI CINQUE PLAY-OFF consecutivi di C2 dal 1998 al 2003.

  2. Daniele Bacchi scrive:

    Non vi è dubbio che il motore culturale/ sportivo paghi, anche in tempi relativamente brevi e porti risorse alla città. Poter disporre di formazioni (ed io parlo di basket, in questo caso) che portino in giro per l’Italia e (sogno) per l’Europa “riviera di Rimini” sulle maglie sarebbe un veicolo pubblicitario straordinario. E ancora più importante sarebbe il richiamo che avrebbe sulle giovani generazioni che, avvicinandosi allo sport giocato, alimenterebbero un vivaio foltissimo di sportivi, con tutto quello, di buono, che ne consegue. Con me sfondi una porta aperta. Dove devo firmare?

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