Una botta d’aria fresca

Mi chiamo Andrea Gnassi, di Enrico e Lella Casadei. Sono nato il 27 marzo 1969 nell’Ospedale vecchio, la mia famiglia da parte dei nonni materni viene dal Borgo San Giovanni, dai nonni paterni dal Borgo Sant’Andrea, dove vivo con la mia compagna. Mio fratello vive e lavora a Rimini. Sono Cresciuto nel quartiere 6 al V Peep, un posto popolare che segna vite e amicizia. Ho sempre pensato che lavorare e avere competenze servisse sia per avere responsabilità pubblica ma anche e soprattutto per poter essere autonomi nella vita e non dipendere dalla politica. Cosa che ho fatto e che intendo fare. 

Perché oggi? Mi presento oggi alle primarie del partito democratico perché è quel movimento di uomini e donne liberi, che con tutti i suoi limiti, garantirà con le primarie ai riminesi di scegliere il candidato sindaco, senza farselo imporre o decidere in pochi. Questo è un valore, un forza che altri a differenza del PD non si possono permettere. Lo faccio oggi perché diffido di una idea della politica del fare da soli, del “ghe pensi mi” berlusconiano. Siamo l’Emilia Romagna, siamo Rimini. Chiederò di sottoscrivere la candidatura alle primarie da oggi perché oggi c’è una cornice programmatica del partito democratico che dice sì da esempio al piano strategico, che è ricca di contributi dal basso di gruppi di lavoro e circoli. Dentro questo Noi, c’è il “ci sono io” come candidato alle primarie. Oggi inizia il cammino che ci porterà a presentarci davanti a tutti i riminesi per chiedere di rappresentarne i desideri, istanze, problemi e persino sogni.

Chiederò di sottoscrivere la candidatura perché voglio bene a Rimini. Chiederò agli iscritti del Pd di sottoscrivere la mia candidatura alle primarie sostanzialmente per un motivo: voglio bene a Rimini. Forse apparirà retorico, facile, anacronistico, sciocco. Ma non so trovare una frase più giusta, sincera. E’ una scelta forte che non si può prendere con leggerezza ma con la consapevolezza di un impegno condiviso con la città, tutti i giorni, tutto l’anno, tutti i momenti. In queste settimane, in questi mesi, l’affetto, la spinta, l’energia di chi mi diceva “dai Andrea, diamogli una scossa”, mi ha motivato a intraprendere questo cammino per Rimini.  

Serietà, sobrietà , pudore, rispetto per la propria città. Prima di dieci, cento, mille programmi, è importante un approccio, un rapporto con la città. Non ho vergogna a dire oggi che mi “vibra il cuore”. So che se senti persino di commuoverti pensando alla tua città, non puoi che volerle bene. E’ un sentimento che è l’obiettivo di un mandato amministrativo.

Chi vuole bene non deturpa i luoghi in cui è cresciuto; non prova invidia o soggezione; non si crogiola nell’autostima che impedisce il confronto di idee; non considera le regole del vivere civile di volta in volta un ostacolo o un elemento generico e quindi violabile.

Oggi volere bene a Rimini significa innanzitutto avere la consapevolezza che si chiude una fase politico/amministrativa lunga quasi venti anni. Si è completato per il territorio riminese un disegno ventennale. Le grandi infrastrutture fatte e in arrivo ci hanno consentito di impostare strategie nuove e di superare crisi, ma oggi ce ne sono nuove, inedite e profonde. Oggi nel bel mezzo di un cambiamento d’epoca non bastano le stesse coordinate di sviluppo. Le cose fatte, le soluzioni date, le ipotesi pianificate, i problemi, le mancanze, le contraddizioni, gli errori,  sono figli dell’epoca storica appena conclusa. Dobbiamo costruire sul buono che c’è una fase nuova. Il cambio di fase deve essere solido e strutturato, non il “nuovismo”. Chiamerò a raccolta tutte le energie della città, le forze nuove che hanno pensieri e testa per nuove soluzioni, per la viabilità, per stare meno soli e più sicuri, per motori culturali e non immobiliari. Investire su un grande Noi di Rimini domani, dove domani è adesso.

Una botta d’aria fresca. E’ ora di aprire le finestre per fare entrare aria fresca a Rimini. Con serenità e senza rancore. Senza trasformare tutto ciò in una questione o disfida generazionale. E’ necessario reimpostare una programmazione, una comunicazione e una partecipazione aggiornate perché quelle precedenti non bastano più per leggere e interpretare una società in rapida evoluzione. Per fare questo Rimini ha bisogno di un dibattito finalmente libero da pregiudizi e da diffidenze. La divisione tra guelfi e ghibellini su ogni tipo di argomento- urbanistica, turismo, welfare- si è accentuata negli ultimi tre anni, creando incertezza tra i cittadini.

Aria fresca nei soliti palazzi. E’ l’aria fresca delle energie di Rimini, del patrimonio umano che fino ad adesso è stato fuori dalla porta o leggeva la cronaca dei giornali. Far circolare aria fresca significa introdurre con parole e metodi concetti di competenza e responsabilità. Far circolare aria fresca vuol dire creare le condizioni per un rinnovato rapporto di fiducia tra Amministrazione e cittadini. Da un Comune ricostruito sull’inclusione discende ogni altra singola questione amministrativa. Il Partito Democratico sta mettendo assieme la sua cornice di proposte programmatiche da sottoporre alla coalizione e alla città. I temi della mobilità come ‘madre di tutti i problemi’,  della cultura e della valorizzazione dell’identità come opportunità di sviluppo, del welfare e della garanzia dei diritti come rete di protezione diffusa e ‘senza limiti’, della tutela del territorio che non può esaurirsi nella guerra tra opposti estremismi, andranno tradotti in progetti sulle quali i candidati esprimeranno le proprie convinzioni. Da parte mia dico chiaramente che non mi riconosco in una Rimini  delle iniziative estemporanee, delle incompiute, dei dibattiti che durano anni, delle vedute limitate al buon amministrare, della prevalenza a gruppi d’interesse, del dipingere  “il tutto fosco” o “il tutto bene per interessi e visibilità politiche ( su ogni questione: dal teatro allo stadio, dall’Ikea al lungomare…)

Mi riconosco in una Rimini che spalanca le finestre e fa entrare freschezza di idee che oggi, dove chiedo fiducia ai riminesi, più che un decalogo personale può essere interpretata attraverso due esempi:

1) l’obiettivo dei “300metri”: entro tre anni il 90% della popolazione riminese a 300 metri da casa dovrà avere un‘area verde, un mezzo pubblico e una pista ciclabile. E’ già una realtà a Stoccolma, può diventarlo a Rimini con le coordinate del piano strategico e l’azione del piano strutturale e del prossimo POC (piano operativo comunale).

2) l’idea a credito: un unico (Comune, Provincia e Camera di Commercio) strumento e fondo fatto da pubblico e privato per sostenere decine di microimprese con soldi dati sulla fiducia ad una nuova idea imprenditoriale e non richiesti su immobili che magari non si hanno.

Rimini ha bisogno di un nuovo racconto. Ci sono vicende appassite, promesse, parole, proclami, cose dette, ridette, contraddette, spesso utilizzate dagli stessi protagonisti, sia a destra che a sinistra. Se cambi parole, cambi il senso, il significato delle cose, le funzioni. E’ una rivoluzione, la rivoluzione di chi fa poche promesse, poche parole, ma sulle diverse questioni programmatiche dal welfare alla mobilità, dal Trc alla statale 16, dall’area della stazione, ai lungomari, fa arrivare un approccio nuovo, una ventata di aria fresca.

Mi riconosco in una Rimini Capitale Europea, puntino solidale sull’asse adriatico nello stivale italiano a mollo nel Mediterraneo. Che investe sulle sue radici ampliando il centro storico dall’Arco d’Augusto al Borgo San Giovanni, dal Ponte di Tiberio al Borgo San Giuliano, da Porta Montanara al Borgo Sant’Andrea, dalla Domus del Chirurgo al mare con un porto canale vivibile, fruibile dal Parco Marecchia al ponte di Tiberio, fino alla darsena. Una capitale europea che guarda e impara a spostare il 10% di traffico annuo dall’auto a mezzi alternativi, pubblici, elettrici e mezzi ciclabili. Lo fa con due autostrade verdi, (raggi verdi) che l’una dal V Peep, passando dal Palacongressi, l’Arco, il Parco Cervi, sottopassando via Roma arriva al mare. L’altra risalendo il Marecchia, dal Porto incontra il Ponte di Tiberio, il centro storico, fino alla zona produttiva della via Emilia, prosegue per l’Ina Casa e seguendo l’Ausa arriva fino ai Padulli e la Grotta Rossa. Una città moderna, compatta, equilibrata, dal forese, al centro, al mare. Dove interventi di riqualificazione anche del lungomare, dentro una idea di città e un interpretazione della modernità che per forza non è solo crescita o luoghi pieni rispetto a spazi vuoti.

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