Una città moderna deve sapere utilizzare alcuni suoi grandi spazi per farne vettori di sviluppo sostenibile e creativo e nello stesso tempo aumentare la qualità e la quantità dei servizi al cittadino. A Rimini ci sono tre luoghi dalle dimensioni imponenti che ora sono giganti dormienti e ai quali occorre individuare soluzioni per sbloccarne i percorsi e metterli a disposizione del futuro collettivo.
1)La nuova Questura. Una storia incredibile, italiana nel senso peggiore del termine. Frutto malato di pressappochismo e bulimia economica, il cui risultato viene pagato da Rimini e dai riminesi. La situazione pare ormai in un vicolo cieco; il Ministero agli Interni committente che ripudia l’opera, avendo già avviato le procedure per realizzare l’ennesima nuova Questura. La proprietà privata che, dopo aver tirato oltre ogni limite la corda per l’affitto, si ritrova sul groppone questo enorme edificio a progressivo rischio degrado; il Comune, parte lesa, che dispone la sospensione del piano particolareggiato, corredo originario dell’operazione siglata 12 anni fa. A mio modo di vedere, bisogna partire dal presupposto che lì c’è e lì deve rimanere la nuova Questura: è una questione di risparmio di territorio, di scelte già pianificate, di impegni presi coi cittadini. Detto questo, lo scoglio principale è l’empasse tra Ministero e privato. L’idea inedita potrebbe essere questa: l’area su cui sorge il nuovo edificio diventi di proprietà del Comune. Ciò potrebbe avvenire attraverso due strade: un esproprio o un accordo con l’attuale proprietà. Se ad esempio fosse l’Ente pubblico a disporre degli spazi, potrebbe trattare direttamente con il Ministero, definire un affitto più contenuto della richiesta astronomica del privato e utilizzare per tot anni i proventi dell’eventuale affitto per realizzare i lavori di sistemazione funzionale degli edifici della Polizia e mettere a disposizione parte di quell’enorme area (35 mila metri quadrati) per servizi al cittadino. Lì accanto, peraltro, potrebbe-dovrebbe sorgere la cittadella dello Sport e dunque sarebbe necessario potenziare servizi e ricucitura urbana.
2)L’ex Macello in via Dario Campana, utilizzando fondi della Regione Emilia Romagna, diventa un luogo ricerca, formazione e lavoro per i giovani universitari, e non. Un motore di sviluppo delle eccellenze creative e per nuove esperienze ed iniziative imprenditoriali, luogo di “rappresentanza” ma che di costruzione di un’identità territoriale per il mondo delle imprese ad alto tasso di creatività. Un luogo o, meglio, anzi una rete di luoghi e spazi dedicati alle arti, che dà voce alla particolare vocazione di Rimini a funzionare secondo modi contemporanei. Non solo. Mantenendo ferma un’idea progettuale di integrazione nel tessuto sociale del quartiere, si potrebbero prevedere servizi al cittadino, all’infanzia e un collegamento vero e fruibile con il parco Marecchia.
3)L’ex Cinema Astoria che diventa la “Casa delle Culture”, un luogo polivalente per la ricerca e la produzione culturale. Spazi in cui si lavora, un laboratorio permanente delle arti contemporanee dedicato ai giovani per ricerche culturali quotidiane e formazione. Li vedo come spazi tecnologicamente attrezzati per produzioni teatrali artistiche, esposizioni, mostre, un luogo di incontro e associazionismo. Tale progetto è promosso da alcune associazioni culturali del territorio nel processo del Piano Strategico e dunque da loro gestito. La riconversione del Cinema Astoria in Casa della Cultura, è inserito nel progetto generale di riqualificazione urbana del quartiere 6, un processo che, a mio modo di vedere, potrebbe prevedere l’abbattimento dell’inutile ponte che scavalca i due lati di via Euterpe. Un modo per liberare la visione e simbolicamente la creatività di un luogo da far rinascere.