A Rimini il dato politico saliente degli ultimi mesi è senz’altro il fallimentare tentativo del centrodestra di uscire dalle proprie difficoltà avvolgendosi nella foglia di fico del civismo. Uno dopo l’altro e con strumenti diversi (polemiche sui giornali, sondaggi), sono stati bruciati stimati imprenditori e professionisti sull’altare di una conflittualità interna davvero respingente e refrattaria a ogni logica. Questa inaffidabilità nei confronti dell’impegno della società nella cosa pubblica ricade non solo sul centrodestra, ma sull’intera città e dunque è giusto essere preoccupati.
Il centrodestra fallisce perché considera il civismo un orpello. Ha una visione arcaica delle relazioni, della società riminese di oggi, muovendosi ancora in una logica ‘verticistica’ (troviamo in tre un candidato sindaco e così sono ‘civico’), piuttosto che un reale legame con la città.
Oggi i partiti necessitano di un confronto di idee e metodologie innovative e non convenzionali per evitare quell’autoreferenzialità che è rischio vero. Per farlo occorre che i partiti non imbriglino, soffochino, determinino. Occorre che gli stessi partiti abbiano una cultura del limite. Costa fatica, bisogna rompere con la logica di fare prevalere interessi personali, di gruppi e correnti o trovare mediazioni tutte interne, per poi semmai coprirle con la foglia di fico del candidato. A testa bassa e con tenacia, presenza e ascolto quotidiano nei quartieri e nei ‘mondi’ della città, stiamo costruendo le proposte di una ‘nuova idea di città’ con il contributo di una vasta gamma di soggetti, aggregazioni e gruppi.
Io credo che alle elezioni riminesi del 15 maggio saranno uno, forse due e perché no tre, i gruppi e le liste espressione della città al di là dei partiti che sosterranno la nostra proposta programmatica. In questi mesi ho incontrato persone, mondi, professioni che hanno l’entusiasmo, la voglia, le idee per arricchire Rimini, la coalizione e il lavoro amministrativo dei prossimi anni. Non sono io a cooptare loro, ma semmai loro a coinvolgere me. Fare la spola da Rimini a Roma e Bologna, perchè appunto Bologna o Roma trovino per il Pdl di Rimini o il ‘candidato sindaco civico’ o il ‘candidato tutto politico’ , mi si permetta è come considerare i riminesi ‘non in grado di intendere e volere’. O peggio come disponibili a bersi le decisioni della casta che sta ad Arcore o nella capitale. Il civismo nel 2011 non può essere questo. La realtà è un’altra. E’ più faticoso, ma con umiltà mi confronto con essa”.