“Caro Gioenzo,
chi ti conosce bene sa che non sei quel concentrato grottesco di pensiero fascista che pare emergere qui e là dalla lettura odierna dei quotidiani locali. Chi ti frequenta, riconosce nella tua infelice uscita sul 25 aprile più il ‘solito’ Gioenzo irascibile e verbalmente incontinente, piuttosto che il veicolo di un brutto scimmiottamento revisionista ‘un tanto al chilo’. Penso che il tuo sia stato solo il tentativo di dare giustificazione a una evidente gaffe: hai dimenticato di partecipare alle celebrazioni pubbliche del 25 aprile, qualcuno te lo ha fatto notare e tu, per tutta risposta, hai perso le staffe aggredendo. Il problema è che le tue difese sono, permettimelo, inconsistenti e offensive. Inconsistenti perché non c’entrano nulla con il senso della giornata di ieri che è, a tutti gli effetti, un cardine dell’Italia antifascista, libera e fondata su valori comuni e condivisi dalle forze politiche democratiche di qualsiasi segno o colore. A differenza tua, la presenza di Marco Lombardi e Oronzo Zilli alle celebrazioni riminesi è il segno di un rispetto che è prima di tutto adesione convinta a un modello di società (di civiltà) che respinge fermamente l’intolleranza, la violenza, l’odio. Questo viene prima della politica, della tessera che hai in tasca, delle tue convenienze elettorali: sono valori non barattabili e non confondibili con il patetico tentativo di diluire la memoria, il servire questa o quella causa. Offensive perché le tue parole stridono con la storia e la direzione di marcia di Rimini, città insignita della medaglia d’oro al Valor Civile per il suo ruolo, i suoi sacrifici e la sua resistenza durante il lungo dramma della Seconda Guerra Mondiale. Quel conio splendente lo hanno forgiato persone che si battute e sono cadute per un ideale di libertà e democrazia che, in quell’epoca buia, pareva solo un miraggio. Averlo tramutato in realtà ha significato pagare un immane prezzo di vite. Per i figli, per i nipoti, per noi che oggi a Rimini ci viviamo. Quella medaglia non è della politica, di qualche partito, ne di qualche bandiera: è dei riminesi. Che si sono risollevati da 386 bombardamenti di una guerra causata in tutto il mondo proprio dal nazifascismo. La tua distratta assenza, e invero altre assenze, lascia un vuoto amaro perché certifica un calo di tensione ideale nella sintonia collettiva da parte di una persona che si candida a rappresentare proprio questa città. E tutto questo fa strano, caro Gioenzo. Preferisco pensare allora a un equivoco, perché se fosse altrimenti… che fai, Gioenzo, i tuoi banchetti li organizzerai in piazza Tre Martiri o in piazza Giulio Cesare?”
chi ti conosce bene sa che non sei quel concentrato grottesco di pensiero fascista che pare emergere qui e là dalla lettura odierna dei quotidiani locali. Chi ti frequenta, riconosce nella tua infelice uscita sul 25 aprile più il ‘solito’ Gioenzo irascibile e verbalmente incontinente, piuttosto che il veicolo di un brutto scimmiottamento revisionista ‘un tanto al chilo’. Penso che il tuo sia stato solo il tentativo di dare giustificazione a una evidente gaffe: hai dimenticato di partecipare alle celebrazioni pubbliche del 25 aprile, qualcuno te lo ha fatto notare e tu, per tutta risposta, hai perso le staffe aggredendo. Il problema è che le tue difese sono, permettimelo, inconsistenti e offensive. Inconsistenti perché non c’entrano nulla con il senso della giornata di ieri che è, a tutti gli effetti, un cardine dell’Italia antifascista, libera e fondata su valori comuni e condivisi dalle forze politiche democratiche di qualsiasi segno o colore. A differenza tua, la presenza di Marco Lombardi e Oronzo Zilli alle celebrazioni riminesi è il segno di un rispetto che è prima di tutto adesione convinta a un modello di società (di civiltà) che respinge fermamente l’intolleranza, la violenza, l’odio. Questo viene prima della politica, della tessera che hai in tasca, delle tue convenienze elettorali: sono valori non barattabili e non confondibili con il patetico tentativo di diluire la memoria, il servire questa o quella causa. Offensive perché le tue parole stridono con la storia e la direzione di marcia di Rimini, città insignita della medaglia d’oro al Valor Civile per il suo ruolo, i suoi sacrifici e la sua resistenza durante il lungo dramma della Seconda Guerra Mondiale. Quel conio splendente lo hanno forgiato persone che si battute e sono cadute per un ideale di libertà e democrazia che, in quell’epoca buia, pareva solo un miraggio. Averlo tramutato in realtà ha significato pagare un immane prezzo di vite. Per i figli, per i nipoti, per noi che oggi a Rimini ci viviamo. Quella medaglia non è della politica, di qualche partito, ne di qualche bandiera: è dei riminesi. Che si sono risollevati da 386 bombardamenti di una guerra causata in tutto il mondo proprio dal nazifascismo. La tua distratta assenza, e invero altre assenze, lascia un vuoto amaro perché certifica un calo di tensione ideale nella sintonia collettiva da parte di una persona che si candida a rappresentare proprio questa città. E tutto questo fa strano, caro Gioenzo. Preferisco pensare allora a un equivoco, perché se fosse altrimenti… che fai, Gioenzo, i tuoi banchetti li organizzerai in piazza Tre Martiri o in piazza Giulio Cesare?”
Andrea Gnassi
Bravo!!!
il comportamento di Renzi offende la memoria della Liberazione e ancora peggiori sono le parole del suo “difensore” Barone, per cui l’Italia sarebbe l’unico paese a festeggiare una sconfitta… parole che indignano!!!
Per questi nostri concittadini, se non basta l’esempio dei Tre Martiri, si potrebbe organizzare una “gita” anche non tanto lontano, a Tavolicci o Fragheto… la guerra civile non è stata certo causata o voluta dai Partigiani!!!
Alessandro V. (Rimini)
W la Resistenza!!!