La Rimini vista dal leghista forlivese Pini è una città senza Palacongressi, senza aeroporto, senza ospedale, senza Fiera, senza centro storico, forse anche senza mare. Una landa desolata in cui i sudditi devono stare zitti quando lo spadone di Alberto da Giussano si abbatte sulle loro teste. Per fortuna la realtà non è così e allora Rimini e i riminesi gridano ‘vergogna!’ a Pini contro il quale tutti i cittadini dovrebbero rivolgere una class action per il danno portato alla città e a centinaia di giovani e famiglie. Quanto ha fatto e sta facendo nei confronti del Palacongressi meriterebbe non solo manifesti in tutte le piazze, ma una sonora pernacchia collettiva stile Eduardo De Filippo. Pini, il nemico giurato di Rimini, il parlamentare che chiama gli amici leghisti di Roma per mandare a carte quarantotto un’opera straordinaria per il rilancio del territorio, l’onorevole che – ormai in prossimità dell’apertura – sceglie deliberatamente e con pubblica faccia tosta di entrare ancora una volta da tergo. Non solo sul Palas ma sull’intera città di Rimini. Ancora scottato dalla debacle di Pennabilli, e arrabbiato come non mai perché il suo ‘protetto’ riminese Renzi non ha sfondato, l’ultimo spettacolo di Pini si dimostra penoso ma esemplificativo di un metodo di governo. Lasciate stare il federalismo, l’idea di Pini è quella del ras che viene, vede e distrugge a seconda delle simpatie o antipatie. E Rimini, evidentemente, gli è antipatica. Ma il fatto più preoccupante è che Pini ha spinto e ottenuto la candidatura di Renzi a Rimini. Uno scomodo ma mai rinnegato pigmalione per Renzi, il quale peraltro proprio sul Palas si è sempre mosso in piena sintonia con il Carroccio di Forlì. Anche oggi? Pensate a Rimini nelle mani di un ticket del genere: mi preoccupa come cittadino, come preoccupa tutti i riminesi.
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… se sia Pini non so, o questo per me ci viene da Bologna, non da Forli – Pini mi pare sia inquadrato nella Lega di Bologna, no? Comunque la cosa puzza, chiaro che se apre una struttura simile dà fastidio a molti, difficile capire da che parte venga lo stop con certezza. Per me, comuque, i bolognesi non ci amano piu’, ormai università aeroporto fiera giochiamo sul loro stesso terreno, e cercano di stopparci
Spiacente Andrea, ma non sono d’accrordo.
Non si fanno class action contro chi muove azioni nel rispetto della Legge. Semmai bisogna inquisire chi non ha vigilato sll’esecuzione dell’opera, permettendo lo scempio di cui tutta la cittadinanza paga e pagherà i danni !
Non sono ovviamente simpatizzante ne del Sig. Pini nè di chi rappresenta.
Ma smettiamo di dare le colpe sempre agli altri, anche quando le responsabilità sono da cercare in casa !!!
Caro Adriano, grazie innanzitutto per la tua corretta sollecitazione. Quella della class action è naturalmente una provocazione, tipica della dialettica politica. Ma, a parte questo, colgo il senso della tua domanda. E con tutta franchezza di dico questo. E’ vero, sul palas c’è chi ha sbagliato e ha esposto la città non solo a una brutta figura ma anche a una perdita economica. Più volte ho detto nei mesi scorsi che, una volta aperta questa struttura di cui il nostro territorio ha bisogno come l’aria, dovremo spalancare anche la questione delle responsabilità, a tutti i livelli. Ma detto questo, permettimi, non posso accettare che un parlamentare della Repubblica Italiana utilizzi, e non da oggi, tutti i suoi strumenti e tutti i suoi canali con l’evidente, dichiarato scopo di sbarrare il passo al nuovo Palacongressi. Questo per evidenti motivi di lotta intestina al centrodestra. L’ultima uscita dell’Onorevole Pini è ancora più grave perché ha il chiaro scopo di intimidire gli organi competenti al rilascio delle autorizzazioni, in una fase ancora delicata. Dunque una cosa sono le responsabilità tecniche, obbligatoriamente da accertare; un’altra è la politica che usa i territori e i suoi cittadini come campo di battaglia per questioni risibili.
Grazie ancora per la tua mail
Andrea Gnassi
Gli organi competenti non possono essere intimiditi se hanno ragione, a meno che la ragione si riduca ad un punto di vista politico
@ Roberto CASADEI: sugli organi competenti che non possono essere intimiditi. Giusto, giustissimo, se non fosse che forze politiche ben precise ogni giorno non solo mettono dubbi ma contestano apertamente e pubblicamente le decisioni degli organi giudicanti sulla base di un pregiudizio politico e senza neanche dare una scorsa agli atti. In questo clima ogni decisione di un Tribunale o di un organismo tecnico viene messa in dubbio a priori, in un corto circuito infernale che ha come unico scopo la frantumazione dell’asse su cui è fondata ogni democrazia: il rapporto tra istituzione e cittadino è di fiducia reciproca. Se non è intimidazione questo metodo di agire, a tutti i livelli, che cos’è allora?
Gentile Roberto, è vero un fatto: rispetto a pochi anni fa sono cambiati radicalmente gli assetti complessivi su cui si reggeva gran parte del sistema regionale. Detto ciò, dobbiamo trovare la via e il modo per ricucire questa trama, però sulla base di un peso modificato. Sono finiti i tempi in cui a Bologna canzonavano Rimini ‘dove sta la sinistra balneare’. No, Rimini ha una dimensione e un valore unici su tutte le partite che ha citato e dunque è il momento di impostare una ‘politica estera’ di livello paritario, senza temere chicchessia.
Grazie per il tuo messaggio
Andrea Gnassi
Ricordo a tutti che il palas è fermo perchè non ci sono le staffe nelle colonne portanti,
e a quanto pare la colpa è di chi l’ha denunciato
Caro Roberto, sulle colpe e sulla sistemazione tecnica del Palas sono al lavoro da mesi magistratura inquirente e professionisti. Io per primo ho detto mesi fa che chi ha commesso gli errori – chiunque sia – dovrà risponderne nelle sedi opportune. Detto ciò, fa specie che un parlamentare della Repubblica Italiana da oltre un anno si industri con mezzi e mezzucci con la (dichiarata) intenzione di bloccare questa infrastruttura. Le stesse parole di Pini di due giorni fa sono esemplari in questo senso: si mette il malizioso dubbio che gli organi deputati al processo autorizzativo non abbiano fatto o non facciano il loro dovere, in nome di non si sa che cosa. Se permetti tra giuste richiesta di trasparenza degli atti e accanimento a sfondo politico c’è una bella differenza!