Gnassi incontra i giovani di Viserba

Si è svolto ieri sera nella parrocchia di San Martino in Riparotta  l’incontro con i giovani Scout di Viserba. Di fronte ad una sala gremita, il candidato Sindaco ha presentato le sue idee per Rimini. Una serata vivace, dove le domande dei ragazzi hanno toccato temi non semplici come la sanità, la solidarietà, il lavoro giovanile, le regole della democrazia e il volontariato. Un botta e risposta che ha visto Gnassi presentare alcuni punti del suo programma con particolare attenzione sulla cultura, il lavoro, la scuola, le imprese giovanili, l’educazione, il diritto allo studio, l’ambiente, etc. Il candidato sindaco del centrosinistra ha fatto un distinguo netto tra l’educazione che può mettere in campo la parte pubblica: educazione al rispetto civile, ma anche educazione tramite una città che ti sa offrire opportunità civiche e legata ad una cultura diffusa.

“Mettiamoci in gioco tutti, dobbiamo giocarci fino in fondo questa sfida – ha detto Andrea Gnassi durante il confronto con gli scout – lavoriamo per una una città che si vuole costruire insieme, associazione per associazione, ciascuna con le proprie specificità.  Gli scout sono un gruppo molto fattivo e concreto. Anche con questi ragazzi si può costruire la nuova Rimini, più solidale e vicina agli ultimi. Non c’è nessuno che possa farlo al posto nostro. Non io, ma noi, tutti insieme. La rivoluzione la fa ciascuno di noi quando si prende cura del più debole. Ogni gesto è prezioso. Il volontariato arricchisce due persone: sia chi riceve aiuto, sia chi lo offre: entrambi crescono come persone. In questo modo la società migliora, a piccoli passi ogni giorno. Lontani dalle grandi rivoluzioni oggi viviamo la rivoluzione del quotidiano, di  noi stessi, del vicino e del prossimo. La difesa degli ultimi? Significa pensare alle famiglie di chi è in cassa integrazione, di chi ha casi d’handicap o anziani a carico. Il Comune deve sostenere questo servizio,  facilitandolo, aiutando chi aiuta. Bisogna essere capaci di fare del bene”.

A conclusione del dibattito Gnassi, si è intrattenuto fino a notte fonda con gli educatori ed i tanti ragazzi che gli ponevano tanti domande, a cominciare dallo sviluppo socioeconomico della città fino ai progetti per una Rimini più internazionale.

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Cultura a Rimini: il cambiamento semplice

Non è tempo di promesse, non è il momento degli impegni roboanti (e puntualmente disattesi). La transizione da una politica culturale pubblica improntata- in puro stile anni Settanta e Ottanta- alla ‘burocratizzazione’ e alla rigida ‘settorializzazione’ dei processi selettivi e partecipativi a una cultura finalmente libera e cosmopolita passa dalla semplicità. Semplicità nel riconoscimento del merito e del talento, semplicità nel rapporto tra Istituzione e energie creative, semplicità nel definire ruoli e compiti delle parti in dialogo. Soprattutto semplicità nell’assumere e condividere il significato di un inedito approccio al ‘fare cultura’, non consigliato ma addirittura necessario ad alimentare quella ri-sintonizzazione complessiva di Rimini con la modernità: politica culturale è determinare un clima favorevole e diffuso alla sperimentazione e alla creatività, sulla base del riconoscimento del merito, e con l’obiettivo di includere la città nella sua interezza nel processo formativo, educativo e creativo.

E’ corretto affermare che, negli ultimi 15 anni, le consistenti realizzazioni materiali nell’ambito del recupero degli spazi (buon ultimo, la progettazione e il finanziamento per la realizzazione del Teatro Galli) non abbiano alimentato una equivalente consistenza del dibattito intellettuale sulle prospettive di sviluppo delle politiche culturali in città. Questo deficit o interruzione di dialogo tra Amministrazione e arcipelago artistico e creativo ha irrigidito le posizioni, creando una evidente situazione di malessere che ha portato a una percezione ‘mutilata’ del ruolo del lavoro culturale e intellettuale nella programmazione della crescita della comunità riminese. Per anni ci si è riferiti a un obsoleto concetto di cultura- punteggiato da rigidi steccati con scarse relazioni sull’impronta collettiva- il cui limite principale si è rivelato proprio la non completa percebilità di un disegno di fondo. Ciò ha fortemente limitato la discussione ‘interventista’ sul vasto panel degli argomenti propri dell’amministrazione. Le sciocche dicotomie tra ‘priorità all’archeologia o all’arte contemporanea?’ o ‘eventi culturali di richiamo o cultura di servizio?’ o ‘grandi mostre o piccoli eventi diffusi?’ hanno confinato il ruolo della cultura a una sterile oleografia, spesso polemica. Ciò ha causato ulteriori chiusure, incapacità di tessere sintesi produttive, un mai superato malinteso sull’obbligatorietà della cultura assistita, paradossali (strumentali) richieste di endorsement fuori tempo massimo, persino confusione nel riconoscimento delle eccellenze creative (esempio lampante, i meri criteri ‘cronologici’ nell’assegnazione degli spazi espositivi pubblici nel centro storico cittadino). Ma il danno più evidente di questa separazione tra ‘hardware’ e ‘software’ la si è registrata sul versante dell’apporto intellettuale nell’ampio dibattito cittadino, privato di elementi di critica e di analisi non convenzionale e dunque potenzialmente fecondo di spunti.

“Perché, mi chiedo, gli architetti di Milano, i più giovani e propositivi (compreso te, caro Stefano Boeri), non hanno gridato allo scandalo nel momento della scelta dell’area Garibaldi come sede di quegli osceni grattacieli che tolgono la vista e il respiro?”. Questa la domanda che si pone/ci pone Giancarlo Politi sull’ultimo numero del mensile ‘Flash Art Italia’, superando la logica autoconsolatoria della politica ‘colpevole e corrotta’ e riportando il serio quesito là dove dovrebbe sempre stare, ovvero in mezzo a tutta la società e all’intera classe dirigente, a partire da chi ha i migliori mezzi tecnici e intellettuali per interpretarla e leggerla. In tal senso ritengo un’occasione perduta dalla città la ‘diffidenza’ tra Amministrazione e mondo intellettuale riminese scaturita durante il dibattito pubblico sui progetti del lungomare. Il segno di una distanza che va colmata.

Semplicemente questo è il compito prioritario della nuova Amministrazione Comunale di Rimini.

Dall’altra parte uguale sforzo di concretezza deve compierlo chi opera a tutti i livelli nell’universo creativo: abbandonare dunque i settorialismi e i settarismi figli di una stagione superata, investire su progetti di eccellenza, promuovere percorsi mirati a valorizzare una cultura del talento e del merito.

La cultura è un potentissimo fattore di sviluppo, e non solo elemento di fruizione. Ma a una condizione: va condiviso da un’intera comunità. La grande forza e la grande sfida stanno allora nel costruire un sistema urbano in cui non solo si produca cultura ma che si creino le condizioni per un apporto della cultura al di là degli steccati propri del termine. Occorre che il territorio sia visto come un sistema integrato all’interno di un contesto macroregionale e internazionale che ci permetta di sviluppare un progetto di città come Laboratorio Permanente delle Arti.

 

Il metodo: il ruolo della Pubblica Amministrazione

Semplicità, chiarezza di compiti e ruoli, merito: queste le coordinate del cambio di passo nelle politiche culturali a Rimini. Come tradurle nella pratica amministrativa?

La mia proposta generale ricalca alcune indicazioni dall’associazione ‘Economia della Cultura’.

Solitamente gli enti locali ritengono di adempiere al loro compito istituzionale esclusivamente selezionando mostre, convegni, concerti, attività tra le più varie per l’intrattenimento e quando possibile anche qualche restauro storico.
Un organo esecutivo, soprattutto di governo locale, non ha il dovere di stabilire cosa sia nobile o ignobile, né di imporre i suoi gusti e preferenze. Deve svolgere nella società un ruolo di facilitatore e promotore dello sviluppo. Una giunta al suo insediamento dovrebbe avere la buona abitudine di realizzare una fotografia del territorio in cui dovrà operare, fatta dai propri uffici, da consulenti o dalle locali università. Sulla base della domanda e offerta di servizi rilevata, andrebbe fatta una programmazione dell’attività da svolgere durante il proprio mandato.
E’ importante riportare al centro il peso della programmazione politica e dell’azione amministrativa. Le due si distinguono per l’onere della visione e della strategia. L’amministrazione deve essere in grado di coordinare le funzioni del territorio, deve mettere l’impresa in grado di lavorare, deve far erogare servizi ai cittadini, deve promuovere, sostenere e assistere lo sviluppo. Gli enti locali, per mezzo di una legislazione nazionale e regionale efficace, devono poter definire dei corridoi di crescita, dentro i quali il loro unico compito è l’informazione e l’incoraggiamento.

E invece gli osservatori regionali sulla cultura stentano a decollare. Adesso, per esempio, va di moda l’arte contemporanea. Dopo che per “una vita” la cultura italiana è stata schiacciata dal peso della sua storia, dalla conservazione e dalla tutela del patrimonio, in linea con la tanto invocata innovazione, molti amministratori si son tramutati in paladini dell’arte d’oggi. Ciò però si traduce nel mero finanziamento di mostre, eventi e convegni sul tema, che poco realmente fanno per la creazione e promozione dell’arte.
Le eccezioni ci dimostrano che il sostegno vero è la creazione di fiere commerciali, la formazione avanzata e continua, i viaggi studio, le residenze, le agevolazioni fiscali, i premi, il sostegno alla nuova imprenditorialità. Un’amministrazione pubblica dovrebbe prendere per mano i più meritevoli – mettendo tutti nelle stesse condizioni di esserlo – e condurli verso i confini dell’eccellenza.
Si esternalizzino le scelte di contenuto e si riprendano quelle politiche; se ognuno svolge il proprio compito, il risultato non potrà che essere migliore.

Non solo contenitori

Il compito dell’Ente Comune non si esaurisce con la realizzazione di spazi. Essi vanno riempiti di contenuti, dialoganti l’uno con l’altro, non sovrapponibili, non dispersivi, diffusi. Il compito dell’Ente Comune è articolato su diversi livelli, a cominciare dalla messa a punto di una macchina comunale efficiente, né lenta né ottusa, capace di introdurre criteri meritocratici in percorsi trasparenti e aperti. La revisione del regolamento sulla concessione degli spazi espositivi attraverso il coinvolgimento di una commissione di esperti che- con gli strumenti professionali adeguati- supporti il lavoro degli uffici; un’esatta ricognizione sulle funzioni dei singoli contenitori culturali; l’estensione degli orari di apertura di Museo, Domus del Chirurgo e Biblioteca in sinergia con la struttura universitaria; la definizione di un innovativo programma di utilizzo commerciale dei brand e degli spazi museali (book shop, coffee shop, nuovi materiali) attraverso bando di concorso nazionale; l’introduzione di un percorso educativo negli istituti scolastici superiori fondato sul tema del ‘Propheta in patria’ (le migliori esperienze di riminesi in ambito culturale e artistico che si raccontano ai giovani studenti); uno spazio permanente di confronto sulle politiche culturali che potrebbe concretizzarsi in una collaborazione tra Comune e privati per una rivista trimestrale telematica e/o cartacea dal titolo provvisorio ‘RimCultPop’; la messa in rete e l’omogeneizzazione degli orari di apertura di tutti gli spazi culturali sul territorio per avere una copertura a largo raggio delle opportunità; la collaborazione aperta e sistematica con l’associazionismo culturale, a cominciare dalla rinnovata Fondazione Fellini; l’introduzione di criteri estetici vincolanti in tutti gli interventi, di qualsiasi entità economica, relativi alla riqualificazione urbana; si affiancano con eguale dignità al tema aperto dei contenitori culturali (tra noti e meno noti, anche il problema della realizzazione di un padiglione di arte contemporanea) e al sostegno ‘sostenibile’ all’imprenditoria culturale diffusa. Su quest’ultimo punto, l’introduzione di un pacchetto di agevolazioni tributarie per la fase di ‘start up’ delle nuove imprese potrebbe essere mirata all’ipotesi di stimolare la nascita di nuove gallerie private di arte contemporanea.

Va nuovamente inoculato a Rimini il virus della vivacità, del dibattito, persino della polemica propositiva in ordine al ruolo della cultura della città attraverso una rinnovata assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti interessati. E’ finito il tempo dei burocrati e degli sportelli per la presentazione della domanda, di contributo o di concessione non importa. E’ giunto il tempo che Rimini si misuri con il merito. Semplicemente.

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“Giù le mani dai referendum per l’acqua!”

Il candidato Sindaco di Rimini del centrosinistra Andrea Gnassi aderisce all’iniziativa ‘Giù le mani dai referendum per l’acqua! Il 26, 27, 28 aprile, scrivi anche tu ai Parlamentari.’ Il Governo nei prossimi giorni ha intenzione di provare a fare una “leggina” sull’acqua e il servizio idrico, che, sebbene non potrà bloccare la consultazione referendaria, contribuirà certamente a creare confusione: la strategia sarà quella di creare una cortina fumogena, di confondere le acque e i cittadini e poter dire che non c’è più bisogno dei referendum.

“L’acqua bene pubblico non privatizzabile è concetto in cui mi riconosco e nel quale deve ritrovarsi una comunità consapevole e responsabile. Giù le mani dai referendum per l’acqua – commenta Gnassi – perché quando si parla di un bene così importante, si parla di tutti, si parla di un bene collettivo, si parla di vita e nessuno ha il diritto di fare il furbo. Se qualcuno pensa di speculare sull’acqua si sbaglia. Se diventerò Sindaco di Rimini mi prenderò subito l’impegno di condurre una vera e propria battaglia affinché l’acqua rimanga un bene pubblico, promuovendo campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini per un uso intelligente della preziosa risorsa, in modo tale da evitare inutili sprechi”.

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Andrea Gnassi alla presentazione di ‘Radanation’

Andrea Gnassi ha partecipato questa mattina alla conferenza stampa di presentazione di ‘Radanation’, indetta in previsione della giornata dedicata alla cultura hip hop del 30 aprile, che si svolgerà al C.s.a. Grottarossa. Radanation ripercorre la storia, la forza, la fratellanza, la creatività della cultura hip hop, questa passione fatta di musica, arte metropolitana, rime e danza. Durante l’incontro Andrea Gnassi ha avuto anche modo di interloquire con gli organizzatori.

“Radanation propone spazi da dedicare a varie discipline, sono gruppi di ragazzi che rappresentano un pezzo di Rimini – ha commentato il candidato sindaco del centrosinistra – che non devono essere giudicati ingiustamente e senza conoscere i loro valori, per essere liberi di esprimersi nel rispetto di tutti, per fare di Rimini un polo del centro Italia della cultura metropolitana,  per raccontare e creare momenti di socializzazione. Non si tratta più di un mondo underground, ma piuttosto overground, ovvero nuove generazioni che operano ed escono dai soliti luoghi comuni: arti e discipline “semplici” e genuine che danno nuove identità ai luoghi. Credo e ho sempre creduto nei giovani: lo dimostra in tempi non sospetti la legge 21/96 recante ‘Promozione e coordinamento delle politiche rivolte ai giovani’ alla quale ho lavorato in prima persona quando ero consigliere regionale. E’ la prima legge sui giovani che valorizza progetti pilota, grazie alla quale tantissime realtà giovanili possono lavorare. Ritengo molto interessanti i progetti come quello sviluppato da questi ragazzi, mi identifico nella loro creatività sempre in movimento e nella loro voglia di proporre e di mettersi sempre in gioco”. 

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Andrea Gnassi incontra Susanna Camusso

Andrea Gnassi, candidato sindaco del centrosinistra, ha partecipato oggi pomeriggio all’incontro pubblico con Susanna Camusso (Segretario Generale Nazionale CGIL) presso la sede della CGIL di Rimini.
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Gnassi: Lettera aperta a Gioenzo Renzi

“Caro Gioenzo,
chi ti conosce bene sa che non sei quel concentrato grottesco di pensiero fascista che pare emergere qui e là dalla lettura odierna dei quotidiani locali. Chi ti frequenta, riconosce nella tua infelice uscita sul 25 aprile più il ‘solito’ Gioenzo irascibile e verbalmente incontinente, piuttosto che il veicolo di un brutto scimmiottamento revisionista ‘un tanto al chilo’.
Penso che il tuo sia stato solo il tentativo di dare giustificazione a una evidente gaffe: hai dimenticato di partecipare alle celebrazioni pubbliche del 25 aprile, qualcuno te lo ha fatto notare e tu, per tutta risposta, hai perso le staffe aggredendo. Il problema è che le tue difese sono, permettimelo, inconsistenti e offensive. Inconsistenti perché non c’entrano nulla con il senso della giornata di ieri che è, a tutti gli effetti, un cardine dell’Italia antifascista, libera e fondata su valori comuni e condivisi dalle forze politiche democratiche di qualsiasi segno o colore. A differenza tua, la presenza di Marco Lombardi e Oronzo Zilli alle celebrazioni riminesi è il segno di un rispetto che è prima di tutto adesione convinta a un modello di società (di civiltà) che respinge fermamente l’intolleranza, la violenza, l’odio. Questo viene prima della politica, della tessera che hai in tasca, delle tue convenienze elettorali: sono valori non barattabili e non confondibili con il patetico tentativo di diluire la memoria, il servire questa o quella causa. Offensive perché le tue parole stridono con la storia e la direzione di marcia di Rimini, città insignita della medaglia d’oro al Valor Civile per il suo ruolo, i suoi sacrifici e la sua resistenza durante il lungo dramma della Seconda Guerra Mondiale. Quel conio splendente lo hanno forgiato persone che si battute e sono cadute per un ideale di libertà e democrazia che, in quell’epoca buia, pareva solo un miraggio. Averlo tramutato in realtà ha significato pagare un immane prezzo di vite. Per i figli, per i nipoti, per noi che oggi a Rimini ci viviamo. Quella medaglia non è della politica, di qualche partito, ne di qualche bandiera: è dei riminesi. Che si sono risollevati da 386 bombardamenti di una guerra causata in tutto il mondo proprio dal nazifascismo. La tua distratta assenza, e invero altre assenze, lascia un vuoto amaro perché certifica un calo di tensione ideale nella sintonia collettiva da parte di una persona che si candida a rappresentare proprio questa città. E tutto questo fa strano, caro Gioenzo. Preferisco pensare allora a un equivoco, perché se fosse altrimenti… che fai, Gioenzo, i tuoi banchetti li organizzerai in piazza Tre Martiri o in piazza Giulio Cesare?”
 
 
Andrea Gnassi

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Il discorso di Simona Mazzotti tenuto durante le celebrazioni del 25 aprile. “Ci si deve ricordare”

Ci si deve ricordare che se oggi siamo liberi  è perché qualcuno ha fatto in modo che così fosse. Uomini e donne che in un periodo oscuro e triste, forse il più oscuro e triste della nostra recente storia passata, in un’Italia semidistrutta, invasa e divisa hanno deciso di battersi per la libertà, contro l’oppressore nazifascista in un tempo in cui non scegliere ma aspettare il corso degli eventi era facile e spesso senza pericolo.

Nell’Italia sotto il giogo nazifascista uomini e donne di ogni estrazione sociale, di ogni fede politica combatterono non perché idolatrassero il mito della guerra, ma perché questa finisse il prima possibile.

Insieme ai superstiti di un esercito disperso e sconfitto che volevano tuttavia riscattare la loro dignità, questi uomini e queste donne, aiutati dalla silenziosa resistenza della popolazione civile combatterono una guerra impari, contro le truppe tedesche e la milizia fascista, una guerra feroce e dolorosa dove coloro che oggi sogliono chiamarsi VINTI  erano i controllori del territorio e dell’apparato statale mentre i VINCITORI dormivano all’addiaccio e, se scoperti e catturati, non restava loro che una tragica sorte di sevizie e barbarie, lenta e crudele che si concludeva solo con la morte. Una morte quasi sempre esibita pubblicamente, con l’esposizione crudele di quel martirio ad amici, parenti e compaesani, nelle strade, sui ponti nelle piazze, sia come monito che per continuare l’umiliazione anche dopo la morte stessa. È la tragica sorte che toccò a Adelio Pagliarani, Luigi Niccolò, Mario Capelli, i tre giovani martiri riminesi dell’antifascismo. Fu quella lotta, la guerra di Liberazione, l’epilogo di quel di un più largo e grande movimento dal quale essa ha tratto linfa e sostegno: l’Antifascismo negli anni del Ventennio, da lì nacque la Resistenza anche di quegli uomini e di quelle donne che vi diedero un apporto decisivo pur non imbracciando le armi.

La guerra dei partigiani è una guerra che si racconta in piccole storie di ciascuno, che si uniscono per l’idea di libertà e di dignità della persona.

E’ la libertà e la dignità della persona a guidare i resistenti, che come in un SECONDO RISORGIMENTO cercarono di attuare e riprendere quel processo di consapevolezza delle coscienze italiane, cercarono di imprimere una rinascita morale e civile alla popolazione, cercarono di ridare dignità agli italiani e a tutto il paese infangato da decenni di dittatura e da alleanze scellerate. Nonostante le differenze nelle ideologie, nelle estrazioni sociali i partigiani SI CHIAMAVANO PATRIOTI, e spesso le ultime parole scritte o pronunciate dai condannati antifascisti furono proprio “”W l’Italia!”, come per RIDARE DIGNITÀ E ONORE A  quell’AMOR DI PATRIA di cui il fascismo si coprì per vent’anni fino a renderlo privo di senso, logorato e disonorato.

E questo è giusto ricordarlo proprio in questo anno dedicato al 150° dell’Unità d’Italia, un’occasione – come ha più volte ribadito il Presidente Giorgio Napolitano – per rileggere con gli occhi ma anche con la passione della storia, sia il Primo che il Secondo Risorgimento. 

 E la stessa idea di LIBERTÀ e di DIGNITÀ DELLA PERSONA la si ritrova nella COSTITUZIONE, figlia diretta della RESISTENZA, documento che nasce dal sacrificio di intere generazioni, base del tessuto democratico del nostro paese.

Un concetto, questo, che niente può illustrare meglio delle parole di Pietro Calamandrei, che certamente ognuno di voi avrà ascoltato molte volte, ma che in questi giorni riacquistano una particolare attualità : “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione.”

Nei suoi principi fondamentali è l’incarnazione dei valori per i quali gli antifascisti pagarono la loro militanza durante la dittatura, si batterono con tenacia durante la guerra nazifascista pur nelle differenze politiche rilevanti.

E’ un documento ancora dopo tanti anni straordinariamente attuale.

IL SUFFRAGIO UNIVERSALE, LA REPUBBLICA, LA DIVISIONE DEI POTERI, CHIARI DIRITTI E DOVERI, IL LAVORO, LA  PACE, LA GIUSTIZIA SOCIALE.

Questi sono i principi fondanti della nostra  Repubblica.

Salvaguardarli è un atto dovuto nei confronti di chi perse la vita per donarci la libertà il cui sacrificio ormai deve sentirsi come il sacrificio di un’intera nazione, non solo di una parte.

Voler cambiare, Oggi, la Costituzione nei suoi principi fondamentali, significa infangare il sogno di coloro che lottarono e credettero in un Italia NUOV, LIBERA e DEMOCRATICA.

Significa lasciare che l’Italia scivoli lentamente verso una pericolosa deriva.

Per quelli della mia generazione e per quelli delle generazioni dopo la mia, può sembrare quasi impossibile che siano veramente esistiti  donne e uomini per cui l’Italia, la vita politica libera fossero ideali per cui mettere in gioco la propria vita.

Ma è proprio grazie a loro che oggi ci sembra quasi impossibile tutto questo.

La loro generazione ci ha dato in eredità la possibilità di scegliere, la dignità delle coscienze, la speranza.

Ci ha dimostrato che anche dalle macerie si poteva ricostruire un’intera città, Rimini e un intero paese, l’Italia.

Ed è forse è anche per questo che ha un senso per noi, per chi è venuto dopo, l’iscrizione all’Anpi, In un mondo in cui il futuro è difficile solo da pensare, quella  generazione, la generazione dei nostri nonni ci fa capire come la politica possa essere ancora nobile e bella e,come sosteneva Pertini, debba essere innanzitutto onestà e coraggio,che non ci si debba arrendere alla rassegnazione e allo svilimento della vita pubblica, che si debba -  nonostante tutto – continuare a sperare.

 In un libro bello e toccante Guido Nozzoli, riminese comandante partigiano grande firma del giornalismo italiano,racconta le gesta della 28 a brigata Garibaldi – la brigata del comandante Bulow e dei suoi coraggiosi soldati contadini.

Tra le tanta gesta, Nozzoli racconta un episodio – forse banale -  ma significativo per capire ciò che è stato.

Durante i primi mesi della primavera del 1944 Bulow e i suoi avevano scelto come comando di brigata una casa di campagna isolata di una numerosa famiglia contadina: i Bacchilega.

In quel periodo chi  dava asilo a un partigiano subiva le sue stesse punizioni. carcere, più spesso la tortura e la morte.

Eppure Bacchilega e famiglia avevano deciso di ospitare il comando di brigata e nonostante gli insidiosissimi pericoli di quella guerra  non trascuravano la cura dei campi. L’anziano capo famiglia ogni mattina si alzava di buon ora, distribuiva i compiti tra i figli, lavorava sodo e di sera tornava a casa, dalla sua famiglia e dai partigiani che essa nascondeva.

A volte però  si lasciava prendere dalla malinconia:

Temeva di non poter vivere abbastanza per vedere la fine della guerra, la liberazione delle sue terre.  Allora Bulow e gli altri lo sfidavano a carte e gli lasciavano vincere una partita in più. Oppure facevano cadere il discorso sulla politica. Lui allora dimenticava subito tutte le tristezze, si rianimava, ricominciava a parlare pieno di fiducia e voleva sapere come sarebbe stata organizzata la vita politica dopp- e se ne andava a letto contento.

“Beati voi,-  diceva  -che siete giovani e potrete vedere un mondo fatto bene!”

 Per quel mondo sognato da Bacchilega,- per quel mondo FATTO BENE sognato dai chi combatté per la libertà, a nome di tutta l’Anpi vi auguro un coraggioso e libero 25 aprile.

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Andrea Gnassi alle celebrazioni della Festa della Liberazione Italiana in Piazza Cavour

Il candidato Sindaco di Rimini del centrosinistra Andrea Gnassi, presente alla celebrazione ufficiale della Liberazione tenutasi in Piazza Cavour, sottolinea con queste parole il valore del 25 aprile.

“Il 25 aprile è una celebrazione fondamentale e imprescindibile per il Paese e per ogni comunità del Paese e bisogna essere in tutte le piazze e sentirsi italiani, perchè è la festa della liberazione. Tutti gli anni essere presenti vuole dire guardare alle radici, alla storia di liberazione dell’Italia per proiettarsi nel futuro. Il 25 aprile è la storia di uomini e donne italiani di diverse culture e di diverse sensibilità politiche, democratiche e antifasciste che si sono riunite e hanno combattuto per liberare il nostro paese dalla barbarie della guerra e del nazifascismo. Il sacrificio di quelle persone ha garantito e garantisce a tutti noi la libertà. Oggi è ancora più importante perchè è il 150° anniversario dell’unità d’Italia. Il nostro tricolore ci deve far sentire fieri ed orgogliosi del nostro Paese, e di essere appartenenti ad una comunità che da quei valori di liberazione, di onestà, di coraggio e di democrazia può riprendere forza per guardare in avanti e ridare slancio alle nostre comunità e alla nostra città. Esserci in piazza e in tutte le piazze – e oggi dovremmo esserci tutti- è per noi un valore ed è una differenza da chi oggi è assente ingiustificato.”

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Gnassi alla XXI edizione del Paganello

Andrea Gnassi oggi ha partecipato alla seconda giornata del Paganello, la XXI edizione della Coppa del Mondo di Beach Ultimate. Il candidato Sindaco del centrosinistra con la tribù multietnica del Paganello e gli amici riminesi che organizzano l’evento di frisbee sulla spiaggia di Rimini dal “lontano” 1991, facendolo diventare negli anni un importante appuntamento di costume e sport a livello nazionale ed internazionale. Ospite della Paga Arena durante lo svolgimento della seconda giornata di partite, è stato coinvolto in un divertente siparietto con il team americano Chicago Scandals, prima con il microfono, poi con un pallone da basket, dato che i ragazzi della città di Obama hanno improvvisato un playground sulla spiaggia stessa in stile Globetrotters. “Non siamo noi fans di Obama – hanno detto scherzosamente – è lui che è un nostro tifoso!”. Poi proseguendo tra il serio e faceto hanno aggiunto: “ Magari il prossimo anno se viene in Italia lo facciamo passare da Rimini.”
 
Davanti a migliaia di persone da tutto il mondo e ai tanti riminesi presenti, sollecitato sulla candidatura a Sindaco, Andrea Gnassi ha commentato: “Alla faccia di chi oggi si candida e non ha mai creduto e vissuto eventi come questo, e alla faccia di chi oggi si candida dicendo ‘a quel paese tutti, tanto sono tutti uguali, Rimini non può cambiare’ – oggi possiamo dire che dal basso, con il volontariato, e grazie alla fatica, allo sforzo di ragazzi e ragazze, di uomini e donne che ci hanno sempre creduto fin dal 1991,  Rimini ha oggi ha ancora il Paganello e con questo fa migliaia di presenze, gira in tv sul web in tutto il mondo mostrando una delle sue facce migliori: libera, sostenibile, plurale, multietnica, ospitale”
 
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Gnassi sull’iniziativa del consorzio del centro storico “Downtown” presentata oggi

“Una bella iniziativa. Rimini può ripartire e può farlo anche con il cuore del suo centro storico che pulsa di passione, amore per la città, idee innovative, creative ed efficaci. L’iniziativa del consorzio di commercianti riminesi “Downtown” ha proprio questa qualità. Con il Wi-Fi libero che il progetto utilizza, si danno servizi, informazioni, ai riminesi e ai turisti. Con una bella cartellonistica si danno punti di riferimento precisi del centro e della città. Questa iniziativa è la dimostrazione che nei momenti critici bisogna fare il gioco di squadra e serrare le fila. In co-marketing con aziende pubbliche e private e le associazioni di categoria si possono sviluppare progetti comunicando quanto di meglio Rimini offre in termini di patrimonio artistico (i nostri beni culturali) e in termini di offerta agli stili di vita delle persone più attente all’innovazione e alla qualità dell’accoglienza. E’ proprio dall’ascolto, nei negozi, nelle botteghe, tra la gente comune e anche ispirandoci al progetto Downtown abbiamo colto lo spunto di lanciare il Wi-Fi libero in tutti i luoghi e le piazze di Rimini”.

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